Rileggere un classico


Scritto in prima stesura nel 1893, “L’esclusa” è il primo romanzo di Luigi Pirandello. Siamo in Sicilia, tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo; Marta Ajala è una giovane donna sposata a Rocco Pentagora; la loro quotidianità coniugale viene spezzata quando il Pentagora scopre una corrispondenza epistolare tra la moglie e un altro uomo e, in preda all’ira, la caccia di casa accusandola ingiustamente di adulterio. Marta, abbandonata e coperta di vergogna, cercherà di sopravvivere da sola, per poi incontrare l’altro uomo, al quale, pur senza vero desiderio, si concederà, per ritrovarsi, alla fine, perdonata e riaccolta dal marito. È impossibile non cogliere come centrale, per la sensibilità di noi lettori moderni, il tema della condizione femminile, e del ruolo sottomesso della donna, così come emerge dalle pagine la lucida analisi sociale che riconosce nel vizio del giudizio una forma di emarginazione che può uccidere. Ma è lo stesso Pirandello a fornirci la vera chiave di lettura del romanzo, quando lo definisce, nell’introduzione del 1908, “dal fondo essenzialmente umoristico” in quanto nasconde “sotto la rappresentazione oggettiva dei casi e delle persone” la realtà profonda di un’antitesi tra la “volontà” del personaggio e la “legge odiosa” che lo trascina, ovvero la pressione dell’apparenza sociale contro la libertà del volere. Per quanto sorprendente possa apparire la citazione dell’aspetto umoristico in una storia tanto drammatica, proprio qui si rivela la modernità del romanzo, che interpreta la realtà come paradosso: la protagonista viene infatti ripudiata dal marito quando non ha commesso l’adulterio e perdonata invece quando lo commette. In uno spiazzante gioco di equivoci, incomprensioni e ambiguità, Pirandello parte dal dramma familiare e passionale, di corna e onore siciliano, per far emergere la falsa oggettività delle convinzioni dei protagonisti, smascherando l’inconsistenza della “realtà” in cui ognuno di loro è rinchiuso, prospettiva esistenziale, questa, che ritroveremo in gran parte della letteratura del Novecento.