Romanzo senza umani


“Romanzo senza umani” di Paolo Di Paolo è edito da Feltrinelli nel 2023. Il protagonista è Mauro Barbi, uomo non più giovane, storico di professione, che si accinge a compiere un viaggio verso il lago di Costanza, situato tra Germania, Svizzera e Austria, che è stato, per tutta la vita, il principale oggetto dei suoi studi, in particolare in riferimento a uno degli eventi più apocalittici del XVI secolo, la piccola glaciazione che ha interessato il lago e la sua regione.

Correva l’inverno del 1573 quando un repentino mutamento climatico, per ben sei mesi, investì l’Europa centrale con venti polari, grandinate furiose e inondazioni. Diverse specie animali si estinsero, l’atmosfera si fece tetra, inospitale e surreale a causa di piogge incessanti e temperature glaciali, il freddo congelò il vino nelle botti, e anche i pochi umani sopravvissuti iniziarono a temere per la loro vita.

Ma il fatto storico che ossessiona Mauro Barbi ha soprattutto un significato simbolico e metaforico, poiché quel lago ghiacciato e l’evento catastrofico di allora, richiamano oggi una più intima e personale glaciazione, un’aridità e una solitudine interiore che si sostanzia nel costante timore di essere ricordato male dagli altri umani, o, peggio, di non essere ricordato affatto.

Mauro Barbi è un uomo assente, distaccato, introverso, distratto. Per dirla proprio tutta: è un uomo antipatico, un misantropo che, per pensare a “quel cazzo di lago”, si è perso un sacco di cose perché, mentre succedevano, lui era altrove. Entrando in un negozio di computer, riconosce nel commesso un ex allievo, ma il commesso non riconosce lui. Il fatto lo turba: possibile che un anno di supplenza non abbia lasciato nessuna traccia?

L’episodio casuale innesca una reazione impensabile. Lui, che nella vita non ha saputo coltivare i rapporti con gli altri, per dedicarsi quanto più possibile al lavoro, oggi si ritrova «senza umani», o meglio senza «gente della sua vita». Così, inizia a coltivare un pensiero insolito: riannodare le relazioni di un tempo, rispondendo alle mail dimenticate da anni nella sua casella di posta elettronica. Vuole chiedere agli altri quale immagine di lui conservano nel loro archivio personale. È una resa dei conti tardiva, il tentativo di venire a patti con i frammenti sparsi che compongono la sua storia, per dare forma a qualcosa che resti.

Inizia così un viaggio virtuale, ricontattando persone ormai uscite dalla sua vita, a causa della sua personale glaciazione interiore; per questa sua freddezza è finito, in particolare, l’amore con Anna, la persona più importante che abbia incontrato. Il viaggio interiore e quello reale si intrecciano e il protagonista, dopo aver salutato l’amico Fiore, sostenendo di non sapere quando avrebbe fatto rientro a casa, mentre in realtà ha già acquistato un biglietto di ritorno, parte da Mestre, passa per Monaco e si dirige verso Zurigo, dove la donna che è stata il suo grande amore abita con la figlia che lui ha cresciuto insieme a lei nei tempi della loro relazione. Mauro Barbi ripercorre così le tappe dei suoi rapporti, da quelli di amicizia a quelli professionali, a quelli amorosi, ossessionato all’idea di aver lasciato negli altri una falsa impressione di sé.

La destinazione ultima non può che essere il lago di Costanza, oggetto dei suoi studi e della sua ossessione. Proprio negli stessi giorni, il nostro storico viene anche contattato dal redattore di una trasmissione televisiva che gli chiede di prendere parte a una puntata dedicata esattamente alla glaciazione del lago di Costanza. Dapprima dubbioso, Mauro Barbi finirà per accettare; nonostante il pregiudizio che i suoi studi non possano essere compresi fino in fondo, è pronto a parlare di quel ghiaccio sedimentatosi secoli prima, che pare avere molto a che fare con lui e con il suo arido e freddo presente.

Rendendosi conto della sua solitudine, il protagonista cerca di riannodare i fili spezzati nel tempo, ripiombando di colpo nella vita di persone che non sentiva da anni. Inizia a rispondere ad email mai aperte per quindici anni e a fare domande fuori luogo alle persone sbagliate. Inizia a porsi mille domande su quelle relazioni lasciate andare e sugli amori irrisolti del passato, nel maldestro tentativo di scongelare un passato troppo passato, nel velleitario intento di ricostruire una memoria condivisa che lo riguarda.

Il titolo è una contraddizione, perché “Romanzo senza umani”, e invece pieno di umanità, di uomini e donne e delle loro storie, del loro passato e di ciò che ricordano, o credono di ricordare. Mauro Barbi indaga i propri anni passati alla ricerca di risposte alle domande che lo assillano. Cosa ricordano gli altri di noi? Come sarò ricordato e come mi stanno ricordando gli altri in questo momento? Chi siamo nei ricordi degli altri?

“Romanzo senza umani” è un viaggio introspettivo in cui, alla storia del lago ghiacciato col suo gelo e la sua aridità, si alterna quella del protagonista, alla ricerca di un disgelo interiore e della sua memoria. La narrazione intreccia diversi piani temporali: l’oggi del protagonista, alle prese con un passato irrisolto, e la realtà storica della seconda metà del Cinquecento, quando i climi freddi attentavano all’equilibrio psichico di principi rinascimentali e ricchi possidenti, preoccupati per le loro produzioni e i loro beni, in un richiamo continuo tra il passato e il presente, l’ora e l’allora.

Quell’inverno che travolse l’Europa diventa la metafora di una stagione che è profondamente umana, e che il protagonista ha vissuto e vive in prima persona, cercando di indagare al di sotto della superficie ghiacciata sulla quale oggi si ritrova a camminare. Il disastro climatico posto al centro della narrazione, è il disastro climatico delle singole vite di noi umani, ma il gelo che si percepisce all’inizio del racconto, pian piano, pagina dopo pagina si fa più lieve. La lastra di ghiaccio si scioglie lentamente fino a rivelare il lato più intimo del protagonista e, come in uno specchio, anche del lettore.

I cambiamenti climatici, oltre a essere la metafora che rappresenta la chiave di volta del racconto, ci riportano alla nostra fosca realtà attuale, in cui i disastri ambientali sono all’ordine del giorno, ma di fronte ai quali troppo spesso l’uomo gira la testa dall’altra parte e mostra indifferenza.

Il libro presenta una narrazione lucida e scorrevole, che alterna momenti di inquietudine a una velata ironia, con l’abilità di descrivere situazioni e contesti estremamente attuali. La storia si snoda tra stazioni affollate, inutili programmi televisivi e cibi poco sani, uno spaccato molto preciso dei nostri tempi. Il linguaggio fluisce in modo quasi colloquiale, senza rinunciare a una ricercata intensità letteraria con richiami a letture classiche.

“Romanzo senza umani” entra in dialogo profondo con chi lo legge e induce il lettore a interrogarsi, a dubitare, a domandare. Partendo dalla vicenda personale di Mauro Barbi e dalle sue ossessioni, siamo chiamati a riflettere su temi assoluti come il tempo e la memoria, con l’idea che il presente sia l’unica realtà di cui davvero disponiamo, perché il passato risulta irreperibile, inattingibile se non attraverso i ricordi, nostri e degli altri; mentre il futuro è solo un presagio, un progetto, qualche volta un sogno, qualche volta una minaccia.

E se è vero che dobbiamo catturare l’attimo mentre passa, è anche vero che non è mai facile leggere la vita mentre accade. Allora, magari a distanza di tempo, come accade al protagonista, scrutiamo gli anni passati per cercare una risposta nella memoria di chi ci è stato accanto o ci ha soltanto incrociato, per leggere la traccia che resisterà dopo di noi.

L’altro tema, connesso alla memoria, è il rimpianto, non solo ricordo nostalgico di esperienze passate, ma è anche «nostalgia del niente», di «una storia d’amore che non abbiamo vissuto […] del sesso che non abbiamo fatto», nostalgia per quello che avrebbe potuto essere e non è stato. Sembra che l’autore, servendosi dell’indagine storica del suo protagonista, voglia rivendicare un’idea di scrittura e di letteratura come atto di resistenza contro la disumanizzazione, contro il raffreddamento, emotivo, etico, di una società in declino in un’epoca di riscaldamento climatico.

La realtà è che in “Romanzo senza umani”, nonostante alcune note aspre e il disincanto che lo attraversa, rimane viva una nota di speranza nel futuro, nel disgelo, nell’umanità. La vita, così come la natura o le relazioni, subisce sempre dei cambiamenti con il trascorrere degli anni, ma il ghiaccio, in fondo, sotto di sé conserva.