“Le affinità elettive” già nel titolo evoca misteriose corrispondenze tra i fenomeni delle scienze naturali e i comportamenti sociali delle scienze umane, che, al tempo di Goethe e de Le affinità elettive (1809) non avevano ancora conosciuto Freud e la psicanalisi. La chiave di lettura sta proprio nell’accostamento tra ciò che accade in natura secondo le leggi inesorabili della fisica e della chimica, e ciò che avviene fra le persone: in entrambi i casi, le affinità tra elementi che “si scelgono” possono produrre separazioni e nuove associazioni. Carlotta ed Edoardo, non più giovanissimi e finalmente sposi dopo molte traversie, coltivano la loro relazione insieme alla tenuta di campagna dove vivono. L’arrivo di due ospiti, il Capitano e la giovane Ottilia, avvia un gioco di reciproche attrazioni e scompagina le vite dei protagonisti. Carlotta rinuncia al Capitano in nome del vincolo matrimoniale, mentre Edoardo cede alla pulsione erotica, ricambiato con ardore dall’innocente Ottilia. Ma il destino scombinerà di nuovo le carte e il lieto fine non sarà per tutti. Mi colpisce che, non di rado, le recensioni a questo romanzo diano spazio a interpretazioni contrapposte: chi ci vede un inno alla libertà di adulterio e chi, al contrario, la glorificazione della fedeltà coniugale a ogni costo. Segno che il tradimento è ancora un topos che suscita reazioni arcaiche, ma anche che Goethe è un grande scrittore. In realtà, l’autore non parteggia per l’uno o per l’altra dei suoi personaggi e non moraleggia, ma riflette e invita a riflettere, mettendo in scena, nella tormentata relazione tra le due coppie, il conflitto tra natura e istituzioni, tra scelta e destino, tra la norma morale e la forza irresistibile e distruttiva della passione amorosa, esaltando la dignità della rinuncia e del sacrificio non meno della ineluttabilità dell’amore. Una grammatica delle relazioni da grande conoscitore dell’animo umano, raccontata con lo sguardo dello scienziato e le parole della poesia.
Lascia un commento