Astri & Disastri


… & Disastri

L’astrologia viene da molto lontano, conosciuta presso i popoli antichi, a Oriente come a Occidente, ha attraversato secoli e millenni, e, storicamente, rappresenta un avvincente compendio di quel desiderio umano di conoscenza che, fin da tempo immemorabile, ha spinto l’uomo ad alzare gli occhi al cielo, in cerca di risposte.

E non è certo un caso che la parola italiana “desiderio”, significhi letteralmente la lontananza (de-) dalle stelle (sidera), la mancanza di stelle e, di conseguenza, un sentimento di ricerca appassionata, un desiderio, appunto.

In ragione di tali nobili origini, mi pare quanto meno ingeneroso l’atteggiamento prevalente della scienza ufficiale che, riducendo l’astrologia a divinazione, la classifica come “pseudoscienza” e arriva talvolta allo scherno aperto, gettando via, a mio parere, il bambino insieme all’acqua sporca.

Peraltro il termine “pseudoscienza” mi sembra particolarmente oltraggioso, poiché evoca allo stesso tempo la falsità dei contenuti e la protervia del metodo di chi vorrebbe fregiarsi del titolo di scienza, anche a costo di usurparlo.

Credo che la scienza farebbe bene a ricordare come, nella sua storia, alcune teorie, inizialmente osteggiate e considerate false, siano poi entrate a far parte del patrimonio scientifico comune, come l’eliocentrismo, tanto per citarne una non proprio secondaria.

Detto questo, prima che qualcuno pensi di accendere un rogo per me, due premesse mi paiono doverose.

Primo: credo fermamente nella scienza come la conosciamo, anche se sono convinta che la mentalità scientifica dovrebbe rimanere aperta e accettare che ciò che oggi non sappiamo non vuol dire che non possa esistere.

Secondo: se qualcuno dichiara di poter leggere negli astri, con incontrovertibile certezza, come andrà domani il vostro esame, oppure se Tizio prima o poi tornerà tra le vostre braccia, possiamo stare certi che sta mentendo, in buona o cattiva fede resta da valutare.

Tuttavia, c’è un tuttavia al quale lascerei la porta aperta: l’astrologia può essere una chiave di lettura simbolica dell’universo e dell’uomo, così come lo sono i miti, narrazioni di una realtà primigenia, la cui verità o falsità è del tutto ininfluente rispetto al loro significato sacrale, tra ammonimento etico e spiegazione di fatti umani e naturali.

L’astrologia, come il mito e le fiabe, con le figure archetipiche di cui sono popolati, sono conoscenze narrative che accompagnano l’umanità fin dall’alba del mondo e costruiscono realtà simboliche al di fuori del tempo, utili strumenti di conoscenza di sé e di ciò che ci circonda.

Come chiave di lettura simbolica dell’universo e dell’uomo, l’astrologia ha trovato spazio nella psicologia analitica di Carl Jung e di James Hillman, ed è contigua ad altre teorie, come l’antroposofia di Rudolf Steiner o la Psicosintesi di Roberto Assagioli, che hanno in comune la collocazione dell’uomo in una dimensione spirituale ed evolutiva, in connessione a tutti gli altri esseri umani e all’universo.

Non stiamo parlando di marginalità: la pedagogia Waldorf* o Steineriana è diffusa con centinaia di scuole in tutto il mondo, e Maria Montessori, il cui metodo, in Italia, in Europa e negli Stati Uniti, è integrato in molte realtà scolastiche pubbliche e applicato in migliaia di istituti di ogni ordine e grado, aderì nel 1899 alla Società Teosofica, come pure fece Roberto Assagioli, i cui insegnamenti sono oggi diffusi da tredici istituti attivi in Italia, mentre la psicosintesi terapeutica, da lui inaugurata, è praticata in tutto il mondo, come, del resto, la terapia di metodo Junghiano.

Eppure, se Jung viene tirato per la giacchetta da astrologi bramosi di legittimazione o viene citata la Società Teosofica, ecco che la scienza ufficiale storce il naso, ricorrendo a quella parola un po’ misteriosa e dal suono aulico, che ai giorni nostri, nell’uso comune, è diventata sinonimo di “segreto, incomprensibile, magico”, anche in senso ironico: mi riferisco al termine “esoterico”, che, in origine, distingueva gli insegnamenti destinati a discepoli eletti, capaci di recepirli, da quelli destinati al pubblico delle menti comuni, detti invece essoterici con due esse, ma oggi, in buona sostanza, indica invece roba da fattucchiere.  

Perciò, se qualcuno o qualcosa è in odore di esoterismo, allora è squalificato in partenza.

Immersi nel materialismo imperante del nostro tempo, ci identifichiamo totalmente col nostro corpo fisico, che consideriamo in tutto simile a una macchina, compresa la mente, coi suoi segnali elettrici e biochimici.

La scienza sostiene che tutto può essere ridotto al comportamento dei più piccoli costituenti materiali: non siamo altro che i nostri neuroni, insomma, e i nostri neuroni non sono altro che piccoli pezzi di materia.

E se qualcuno mette in discussione questi paradigmi meccanicisti e riduzionisti e tira in ballo argomenti come l’anima o la coscienza, come fattori unici e distintivi dell’umano, ecco che viene tacciato, come minimo, di slittamento parascientifico, con conseguente ostracismo di qualsiasi teoria.

Forse sarà la fisica quantistica a restituirci la coscienza, come sostiene Federico Faggin, padre del microprocessore e pluripremiato pioniere della rivoluzione informatica dei nostri tempi, il quale, nel suo ultimo libro**, rivendica all’umano quell’”irriducibile” del titolo, che nessun computer e nessuna intelligenza artificiale potrà mai riprodurre. E se lo dice lui…

Per tornare agli astri, occorre registrare che, in questo fermento tra passato, presente e futuro, ai giorni nostri accade qualcosa che ha, a mio avviso, dell’incredibile.

Sbeffeggiata e vituperata come pseudoscienza, relegata tra la peggior paccottiglia New Age, disconosciuta nelle sue indiscutibili radici culturali, l’astrologia tuttavia prospera e dilaga nella sua forma più bassa, degradata e mercificata, quella degli oroscopi: settimanale sulle riviste, giornaliero sui quotidiani, celtico, Maya, cinese, per l’amore, diviso per le coppie e per i single, per il lavoro, le finanze, la fortuna, e finalmente, proprio in questi giorni di fine dicembre, il piatto forte: l’oroscopo per l’anno che verrà!

Si dirà che è solo intrattenimento, un giochino del tutto inoffensivo, ma la diffusione degli oroscopi non è relegata a canali locali o riviste di terz’ordine, al contrario, esistono magazine specializzati, inserti e pagine sulle testate più vendute, nonché programmi televisivi con ascolti importanti, per non dire del web, dove, a onor del vero, si può anche trovare qualche spunto un po’ più serio, ma soltanto cercando molto bene.

Ciò che più mi turba, sono i programmi televisivi di intrattenimento, dove l’astrologo (avete notato che sono tutti maschi?), accompagnato dagli ammicchi del conduttore o della conduttrice, sciorina tutta la sua sapienza, che tocca l’apice con l’inqualificabile classifica dei segni più fortunati, come se l’universo fosse davvero così carogna, da scegliere ogni sette giorni lo sventurato di turno, quello che si piazza al dodicesimo posto dello zodiaco e si becca, manco a dirlo, la settimana di sterco che più sterco non si può.

Ma veramente qualcuno può crederci? E se non ci crede nessuno, perché queste rubriche esistono? Se l’attuale “politicamente corretto” afferma che l’astrologia è tutta una bufala, buona solo per abbindolare gli sciocchi, perché perseveriamo a diffonderne la manifestazione più vile e inutile?

Non intendo fare crociate contro nessuno, e capisco bene che business is business, ma questi astrologi, magari pure bravi, che si prestano al bieco avvilimento della materia di cui dovrebbero essere cultori, mi fanno riflettere: danno legittimità all’ipocrisia del sistema, che mette in scena l’oroscopo e sorvola sulla sua credibilità, e, soprattutto, accettano il patto non scritto di non prendersi troppo sul serio, anzi per niente, finendo per ridurre l’astrologia a una specie di avanspettacolo di infimo livello.

Per non dire dell’assurdità di “previsioni” di tal fatta, tagliate e cucite per i tempi striminziti della trasmissione, buttate là senza contesto, senza alcuna possibilità di approfondire.

Già, approfondire; perché persino la vilipesa astrologia è tutto fuorché semplice: pensate che ognuno di noi ha un tema natale con dieci pianeti principali, che possono collocarsi in dodici segni zodiacali e formare fra loro almeno quattro tipi di aspetti maggiori più altri minori; nel tema ci sono inoltre dodici case con i loro significati e rapporti, tra loro, di triplicità e quadruplicità; infine ci sono i quattro elementi, che colorano segni, case e pianeti, e questo è soltanto l’inizio.

Ma lo spirito del tempo, si sa, detesta approfondimento e complessità, preferisce l’oroscopo giornaliero… “Amore: nonostante la grande positività celeste, la vostra dolce metà può mostrare qualche momentaneo capriccio quest’oggi…” Ma vi rendete conto? Queste sì che sono stelle parlanti! Pagherei per avere una fantasia così….

Eppure, c’è qualcosa di istintivo e di profondamente intuitivo nel guardare il cielo e le stelle, come se potessero svelarci i segreti dell’universo e, ogni volta che alziamo gli occhi per scrutare le luci nel buio della notte, non facciamo che ripetere il gesto di chi è venuto prima di noi, che altri ripeteranno quando ce ne saremo andati e del quale dovremmo conservare con cura tutto il significato e la poesia.

Guardiamo il cielo anche stanotte e chissà che l’universo non voglia sollevare il velo, anche solo per un istante, permettendoci una sbirciatina sul nostro 2023.

Buon Anno a tutti!

Mentre una notte se n’annava a spasso,
la vecchia tartaruga fece er passo
più lungo de la gamba e cascò giù
cò la casa vortata sottoinsù.
Un rospo je strillò: “Scema che sei!
Queste sò scappatelle
che costeno la pelle…”
“lo sò” rispose lei “ma prima de morì,
vedo le stelle”.

(La tartaruga – Trilussa)

* così chiamata perché la prima scuola fu aperta per i figli dei lavoratori dell’omonima fabbrica di sigarette Waldorf-Astoria
** Federico Faggin – “Irriducibile” – Mondadori