“Ho paura torero” di Pedro Lemebel, è uscito nel 2004 ed è pubblicato in Italia da Marcos y Marcos.
Siamo in Cile, nella primavera del 1986. Lei è la Fata dell’angolo, travestito passionale e canterino, sartina dei quartieri alti. Carlos è un militante del Fronte patriottico Manuel Rodríguez, a caccia di un nascondiglio per le sue riunioni clandestine. A loro si aggiungono il generale Augusto José Ramón Pinochet Ugarte, il dittatore che ha preso il potere nel 1973 con un sanguinoso colpo di stato, e la sua fedelissima moglie Doña Lucía, e, sebbene su fronti opposti, tutti loro, persi nel coro scomposto della città indolente e febbricitante, danzano, sinuosi o impettiti, il loro fatale e grottesco bolero con il destino.
In una Santiago schiacciata dal pattugliamento e dai blackout, la Fata dell’angolo rassetta la sua casetta sgangherata. Tre piani con soffitta che cerca di agghindare come una torta nuziale con scialli di seta drappeggiati, ventagli, uccelli e fiori ricamati. La Fata ha un passato drammatico, legato alla prostituzione e alle violenze subite dal padre, da cui è scappata a diciotto anni e ora, a quasi quaranta, si nasconde dalle brutture della realtà, sognando amori di uomini e cappelli gialli.
È per amore che la Fata offre al ragazzo la propria soffitta, per i suoi incontri con altri giovani universitari, ufficialmente per studiare. Pian piano, la sua casa, che non ha mobili, si riempie di casse, tante, che lei fodera e ricopre di cuscini, che diventano tavoli e separé, e custodiscono in segreto i libri proibiti e censurati di Carlos, che il giovane le ha chiesto di custodire per lui e che, chiaramente, libri non sono.
La Fata passa i pomeriggi a ricamare tovaglie e lenzuola che ricche aristocratiche e mogli di militari le commissionano per arredare le loro lussuose case, la radio sempre accesa sintonizzata su programmi musicali, non ha la testa per la politica, si spaventa ascoltando i comunicati di Pinochet o quelli del Fronte Patriottico Manuel Rodriguez. Ma, sempre per amore, accetta le mezze verità di Carlos e gli incarichi rischiosi necessari per la causa della libertà.
La storia di Carlos e della Fata e quella di Pinochet e di Doña Lucía corrono parallele. Assillato da una moglie logorroica, tormentato da incubi d’infanzia, Pinochet va e viene dal proprio ‘retiro’ di Cajón del Maipo, che domina Santiago dall’alto. Finché un giorno, lungo la strada rovente che scende verso la capitale, le loro strade si incrociano nel giorno del fallito attentato al dittatore il 7 settembre 1986.
Tra Carlos e la Fata c’è un’amicizia amorosa, un’eco sentimentale che rimbalza contro la considerazione omofobica del regime. La Fata è stata usata, non c’è dubbio, ma lei sapeva chi era e cosa faceva Carlos: «Mi sono innamorata di te come una bestiola, e tu ti sei lasciato desiderare» gli dice, ma rifiuta il ruolo di ingenua raggirata, rivendicando la dignità di avere accettato il rischio per lui.
Un romanzo in bilico tra sogno e realtà, fuga fantastica e violenta quotidianità, per raccontare, tra eros e politica, la parabola ineluttabile del desiderio e il trionfo dei sentimenti e dell’erotismo su pregiudizi, barriere e meschinità. Una scrittura ironica e appassionata, graffiante e visionaria, scandalosa e sovversiva, un linguaggio gioioso e barocco, una satira spietata del tiranno e il racconto delicato e poetico dell’amore, una storia che fa ridere e piangere. Una capacità davvero rara, quella di Lemebel, di raccontare la violenza di un quotidiano sopraffatto dalla dittatura, soltanto evocandolo con grazia.
L’autore, Pedro Lemebel (1952-2015), nato in un quartiere popolare di Santiago, ha avuto come vocazione il desiderio e, come istinto insopprimibile, la difesa delle differenze come principio vitale. Si è esposto in prima persona nell’opposizione a Pinochet, restando in Cile durante la dittatura, e non ha esitato, in seguito, a denunciare le menzogne della democrazia, diventando, dall’alto dei suoi immancabili tacchi a spillo, un simbolo internazionale della liberazione omosessuale.
“Ho paura torero” è un romanzo magico che racconta la resistenza della Fata, creatura fragile, ferita e profondamente innocente, fatta di bellezza, ironia e purezza di cuore, in contrasto con la protervia e la miseria del tiranno, un uomo coi nervi a pezzi, sempre in preda alla paura, omofobo, e succube di una moglie frivola, bisbetica, dispotica e petulante. Un libro stupendo, che tratta temi immensi come la libertà e l’oppressione, l’amore e il desiderio, con la leggerezza poetica di un volo di farfalla, un libro che si legge col cuore in gola e le cui pagine sprigionano poesia e sensualità. Uno dei più bei romanzi che ho letto negli ultimi tempi.
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