Non solo narrativa


«“Tutto considerato, non c’è che da approvare che vi siano tanti santi; ogni credente può così scegliersi il proprio e rivolgersi con piena fiducia a quello che gli è più congeniale.” Così Johann Wolfgang Goethe, in un passo del “Viaggio in Italia”, testimonia l’affollamento del pantheon popolare italiano, fittamente abitato da potenze tutelari e presenze soprannaturali, santi guaritori e patroni locali, Madonne miracolose e reliquie prodigiose. Una sorta di politeismo sottotraccia che, dietro le apparenze cristiane, nasconde spesso vestigia di antichi culti, le cui radici affondano nelle profondità di una remotissima memoria pagana.» A questa stratificazione storica, oltremodo affascinante per il sincretismo culturale che rappresenta, si aggiunge il legame indissolubile col territorio e con i suoi costumi, che traducono credenze e riti religiosi in tradizioni identitarie locali, capaci di resistere nei secoli. A tutto questo si aggiunge, oggi, il fenomeno tutto particolare di un mondo di atei, agnostici e variamente increduli, che manifesta un bisogno irrazionale eppure inestinguibile del metafisico più fisico che c’è, cioè quelle manifestazioni del divino che passano attraverso il mondo naturale e il corpo umano, mediante riti arcaici al limite dell’iniziazione e della magia, fino al vero e proprio miracolo, il mistero che si fa storia e realtà, il sacro che si mostra e si materializza. Non un capolavoro forse, questo piccolo libro, ma una prospettiva antropologica molto interessante e di piacevole lettura, che ci racconta di alcuni luoghi in Italia, e delle sue comunità, dove particolarmente radicato e antico è il legame tra sacro e profano.