Oscura e celeste


“Oscura e celeste” è l’ultimo romanzo di Marco Malvaldi, pubblicato nell’aprile 2023 da Giunti. La storia si svolge a Firenze nel 1631, periodo in cui l’Europa è in conflitto, i viveri scarseggiano, è in corso un’epidemia di peste e l’Inquisizione non dà tregua alla libertà di espressione, soprattutto scientifica.

Proprio a causa dell’epidemia, Galileo Galilei potrebbe riuscire a eludere gli occhiuti controlli ecclesiastici e a pubblicare il suo ultimo libro non a Roma, ma a Firenze. Si tratta del “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo”, scritto in volgare perché possa avere massima diffusione, dove si confuta il sistema tolemaico-aristotelico a favore di quello copernicano.

A causa della sua vista sempre più appannata, Galileo si avvale, per la trascrizione delle minute del libro, dell’opera dell’amata figlia Virginia, che è monaca nel convento di San Matteo in Arcetri. Proprio il convento diviene teatro di un misterioso fatto di sangue, sul quale lo scienziato sarà chiamato a fare luce: una notte qualcuno intravede un’ombra, si ode il tonfo di un peso che cade e nel cortile del monastero viene trovato il corpo senza vita di suor Agnese, mente curiosa e votata alla cultura. Le vicende storiche si intrecciano così con il giallo, mescolandosi lungo tutta la trama, fino all’ultima pagina e alla scoperta del colpevole.

Il romanzo è frutto di un’intensa ricerca storica, ed è caratterizzato da un’accurata ricostruzione, eppure «questo non è un libro di storia» sottolinea lo stesso Malvaldi nelle note finali. E forse proprio questa rivendicata natura ibrida mi lascia perplessa, poiché l’aspetto storico mi pare, in realtà, il più riuscito.

Il racconto richiama un tema sempre molto attuale, ovvero la scienza e il suo metodo contrapposti all’ignoranza e al dogmatismo protervo di coloro che si rifiutano di osservare la realtà e preferiscono tenere strette le proprie credenze. Tuttavia la questione rimane sullo sfondo e il nocciolo della narrazione non sta nella disputa fra Galileo e la Chiesa, ma non sta neppure nella vicenda dell’omicidio e della seguente investigazione, che appare invece un po’ forzata. Mi sembra, in conclusione, che non risulti particolarmente armonioso l’equilibrio narrativo tra la ricostruzione storica e la creazione di fantasia, con l’esito di una certa fragilità della trama.

C’è inoltre una vena sarcastica nella scrittura, uno sguardo caustico sui personaggi e sulle vicende, che attraversa tutto il racconto, lungo il quale l’autore si palesa spesso direttamente, chiosando, spiegando, facendo soprattutto richiami e paragoni con il mondo moderno e diffondendo per tutto il romanzo la sua ironia, forse con l’intento di alleggerire il contenuto o di amplificare la capacità divulgativa del libro. Tuttavia, se inizialmente questa presenza può far sorridere, alla lunga appare un po’ posticcia, senza peraltro risolvere la lentezza di alcune pagine, che rendono la lettura a tratti pesante. In conclusione, un po’ deludente.