Pomodori verdi fritti


“Pomodori verdi fritti” di Fannie Flagg, è uscito nel 1987, tradotto in Italia negli anni successivi è divenuto celebre anche grazie al film del 1991, “Pomodori verdi fritti alla fermata del treno” tratto dal libro dal quale si discosta tuttavia in alcuni punti non secondari della trama.

Il libro è una storia dentro la storia, sia nel contenuto sia nella struttura. Una storia è narrata mediante gli articoli del giornale della signora Weems, bollettino settimanale che riporta, con linguaggio informale e spesso ironico, le vicende di Whistle Stop, paesino minuscolo dell’Alabama, nel Sud degli Stati Uniti, che esiste soltanto in quanto scalo ferroviario. L’altra storia è narrata dalla voce dell’anziana Virginia (detta Ninny) Threadgoode, ospite della casa di riposo Rose Terrace, dove, per caso, conosce la signora Evelyn Couch, stringendo con lei una singolare amicizia, che la porta a raccontare le vicende del suo passato.

Due sono anche le linee temporali: il racconto dell’anziana Ninny avviene nel presente, ovvero negli anni Ottanta, ma riguarda il passato, mentre gli articoli del bollettino hanno inizio negli anni Venti del Novecento e accompagnano il racconto, intrecciandosi ad esso.

Evelyn Couch è una donna infelice. Ha quarantotto anni, problemi di peso e un matrimonio noioso; si considera delusa e insoddisfatta, si ingozza di dolci e forse è un po’ depressa. Timida e remissiva, ha visto la vita scivolarle davanti senza che se ne accorgesse; è avvilita per aver fatto tutto ciò che la società si aspettava da lei, ritrovandosi ora, alle soglie della menopausa, con la terribile sensazione di non aver vissuto per niente.

Un giorno, nel corso di una visita alla suocera ricoverata in casa di riposo, fa la conoscenza della signora Ninny Threadgoode: e davanti ai suoi occhi stanchi si spalanca un mondo nuovo, attraverso i ricordi di Ninny. È il mondo di Whistle Stop, una comunità di emarginati, amabili sognatori e stravaganti che, cinquant’anni prima, la signora Threadgoode ha visto raccogliersi intorno al piccolo Caffè vicino alla stazione. A gestirlo è una singolare coppia al femminile composta dalla dolce e bellissima Ruth e dall’indomita e temeraria Idgie, unite da una relazione d’amore.

Il romanzo racconta di come il Caffè divenne l’unico locale in Alabama frequentato dai neri, ma anche dai membri del Ku Klux Klan; di come Bill Ferrovia, il bandito senza volto, continuò per anni a rubare cibo dai treni merci per donarli alle vittime della Grande Depressione; di come Idgie e Big George furono accusati e processati per omicidio.

Ma racconta soprattutto di come Idgie, Ruth e gli altri personaggi, che affollano i ricordi della signora Threadgoode, riescano a entrare nella vita di Evelyn. La forza delle loro esistenze, la tenacia contro le avversità della vita e la capacità di accoglienza e rispetto che ha caratterizzato le loro vicende, attraverso il racconto delle loro vite, sarà per la donna un’inattesa ispirazione, che l’aiuterà a ritrovare la perduta fiducia in sé stessa, fino a restituire un senso alla sua esistenza.

Le vicende che ruotano intorno al Caffè di Whistle Stop, con lo sfondo del razzismo e della Grande Depressione, mostrano quanto complicata può essere un’esistenza. Ma mai tanto complicata da non trovarci sempre qualcosa di buono, da non trovarci dentro la forza di reagire. E la forza di questo romanzo sta proprio in questo: nessun melodramma, nessuna angoscia gratuita, bensì la volontà di pensare in maniera positiva. Così nonostante le sfortunate vicende, le drammatiche situazioni, gli orribili comportamenti quello che ti resta alla fine è un senso di pacatezza che ti fa sentire bene.

Il punto di forza di Fannie Flag è sicuramente lo stile semplice che riesce a dar vita a molti personaggi, soprattutto femminili, ben caratterizzati ai quali il lettore non può fare a meno di affezionarsi. Sono donne forti che si oppongono ai personaggi negativi senza diventare eroine buoniste. Sono donne concrete, capaci di mostrare i loro punti di forza così come le loro debolezze.

L’ambientazione è fondamentale per lo svolgimento della storia, e le descrizioni sono così efficaci che sembra di sentire il profumo di cucina o dei fiori nei giardini. Molti i temi forti sfiorati fra le pagine, come il razzismo, l’omosessualità, l’emarginazione, la condizione femminile e la violenza, tutti affrontati con schiettezza e semplicità, senza intenti didascalici, ma lasciando che siano proprio i protagonisti, con le loro vicende e i loro comportamenti, a mostrarci che, a volte, il buon senso e l’apertura del cuore possono bastare a uscirne. A volte è necessario qualcosa di più.

Scritto in modo scorrevole e con capitoli molto brevi e veloci, ha un ritmo piacevole che tiene incollati alle pagine, lasciandosi appassionare dalla storia di Idgie e Ruth e di tutti i personaggi che ruotano intorno a loro. La curiosità di scoprire le loro vicende e cosa accade dopo, accompagna il lettore fino all’ultima pagina. E una volta finito, non è escluso che, come Evelyn, si possa trovare qualche ispirazione per migliorare la propria vita.