Non solo narrativa


C’è una crepa che squarcia l’Italia dalla Sicilia al Friuli: quella dei terremoti. “Una voce dal Profondo” è un viaggio nelle fondamenta del Paese, in un inferno di vulcani, rocce, crateri, fiumi sotterranei, miniere, catacombe e fondali marini; un mondo senza stelle, che si regge su una faglia, che continuamente si muove e trema, dove le vibrazioni e i sussulti della terra sono gli stessi che appartengono, da sempre, ai suoi abitanti. È il racconto dell’Italia e della sua natura più vera e profonda, attraverso le sue scosse, i suoi sotterranei e le leggende e le storie che, fin dall’antichità più remota, la legano alla natura tumultuosa del Mediterraneo. Ascoltando scienziati, poeti, musicisti, antropologi e abitanti dei luoghi che attraversa, l’autore insegue la natura “geologica” dell’identità nazionale, tra scienza, mito e storia. Un viaggio lungo i monti d’Italia, per ascoltare la voce delle Tenebre e delle divinità ctonie che popolano le viscere della terra. Una storia visionaria che, lungo la linea di faglia della Penisola, ci porta dritto negli inferi dell’Umano e ci distingue da chi nasce in altri luoghi. Che ne sanno della Voce del Profondo gli abitanti delle terre quiete, piallate da milioni di anni? Che ne sanno dell’urlo di Persefone, la Nera Signora, nelle pallide lande dove la terra non trema, non ribolle, non erutta e non genera spaventosi maremoti? Una storia dove si intrecciano incursioni piratesche, estati roventi e nevicate fuori stagione, naufragi, guerre, invasioni, fortunali, processioni e paure da fine del mondo. Un modo per prestare orecchio alle vibrazioni più intime di un’Italia piena di ex voto e sensi di colpa, presagi e scongiuri, litanie e filastrocche, demoni e madonne, perennemente in bilico tra negazione, fatalismo ed emergenza infinita. Non è un romanzo, ma letteratura di viaggio mi pare riduttivo. È una lettura che incanta e immerge, tenendo insieme tutto il sapere dei tempi e dei luoghi che fanno di noi quello che siamo.